Dominatori e sottomessi

...in Italia le persone con tendenze sadomaso sarebbero attorno ai 4 milioni

Vivere una relazione sadomasochista è come incontrare la propria ombra



 

Arrendersi, uscire dai limiti dell’Io, sperimentare il contrario dell’egocentrismo, sentirsi deboli e piccoli
in una società, specie in quella occidentale, così fortemente egocentrica, razionale e competitiva.
 

 

"Dominazione e“sottomissione" implicano un insieme di comportamenti, abitudini e rituali successivi all’accettazione volontaria di subire il controllo da parte di un partner, nel contesto dell’attività sessuale o anche nella vita quotidiana. Il dominante richiede determinate forme di comportamento dal sottomesso. Il contravvenire alle regole, reale o creato nella finzione, “costringe” il dominante ad infliggere al sottomesso disubbidiente una “punizione”. Questa può essere una punizione fisica, un'umiliazione psicologica oppure una restrizione della libertà, come essere legati con catene alle mani o ai piedi. Il sadico, dominante o top, prova piacere nell’infliggere dolore e umiliazione all'altra persona, mentre il masochista, sottomesso o bottom, prova invece piacere nel ricevere dolore e umiliazione. Da precisare che il contesto si limita alla scena tra i due partners, quindi che il masochista non ama essere umiliato da chiunque (per esempio in ambito lavorativo o altre situazioni della vita quotidiana). Nel “gioco di ruolo” sadomasochista le parti sono entrambe consenzienti e i termini del gioco vengono di solito stabiliti preventivamente prima dell’inizio della relazione. Questo si traduce in un vero e proprio patto che viene vissuto da entrambe le parti come una dimostrazione di amore reciproco. Nel rapporto sadomasochista dolore e sofferenza si trasformano in piacere, o comunque in una situazione complessiva in cui entrambe le sensazioni sono intimamente interconnesse. Sembra infatti che anche il dolore, in determinati contesti, sia capace di far rilasciare endorfine che provocherebbero nel sottomesso una specie di “high” o di orgasmo di modo che entrambi, dominante e sottomesso, entrerebbero in uno stato di benessere simile al trance.

 

 

Bisogna sempre distinguere il sadomasochismo consenziente dal sadismo patologico. In quest'ultimo caso non c’è nessun patto: una parte trova soddisfazione nell’umiliare un’altra parte che non è affatto consenziente e il masochista dal canto suo è solo un disgraziato privo di autostima e pieno di sensi di colpa. Se prendiamo in esame la radice del termine pathos, da cui deriva 'patologia', indica una sofferenza dell’individuo per cui, anche laddove c’è un conflitto o una costrizione interiore, c’è una sofferenza. Questa è la pratica sessuale a cui si riferiva Freud definendola una perversione a tutti gli effetti, dove cioè certi individui hanno una compulsione ad abusare o ad essere abusati. Occorre quindi riflettere sul significato dato da Freud alla parola perversione: mentre nella nostra società viene comunemente associato a connotazioni negative e dispregiative, Freud si focalizzava maggiormente sulla sofferenza dell’individuo “costretto” dal suo inconscio a ripetere un atto o ad assumere un atteggiamento apparentemente non voluto.

 

 

Senza dubbio, per come lo intendeva Freud, il concetto di perversione era libero dal giudizio morale che il termine invece assume nel linguaggio comune. Infatti definì perversione semplicemente ogni forma di comportamento sessuale che si differenzia dal "normale" rapporto genitale eterosessuale in posizione missionaria (che comunque anche i sadomasochisti non disdegnano a prescindere), laddove normale significa solo potenzialmente più comune. Egli stesso aggiunge però che ogni bambino ha una forma di perversità polimorfa, cioè può provare piacere con ogni parte del suo corpo e sono solo l’educazione, l'emulazione e il conformismo sociale che lo indirizzano verso quella che appare essere l'unica forma di sessualità, cioè quella puramente genitale. Lo psicologo Baumeister, professore alla Case Western Reserve University che nella sua carriera si è occupato molto dello studio del sé e dell’identità, attraverso l’analisi di lettere alla rivista sexy Variations inviate da praticanti di esperienze sadomasochiste, arrivò alla conclusione che "il sadomasochismo è riconducibile ad una serie di pratiche che portano le persone a perdere temporaneamente la propria normale identità, e come questo sia particolarmente utile in una società competitiva come la nostra che produce molto stress per la necessità di confermare continuamente le aspettative che ci vengono addossate sia dagli altri che da noi stessi".

 

Cosa c’è dietro il bisogno di arrendersi e dichiararsi schiavo, accettando dolore fisico e umiliazioni?

Il masochismo è la condizione di sottomettersi pienamente ad una esperienza, ad una condizione che non è facilmente accettabile nella società odierna, specie in quella occidentale così fortemente egocentrica, razionale e competitiva. Arrendersi, sottomettersi ad un altro, non sono visti generalmente come valori positivi. Ma è proprio la sopravvalutazione dell’ego che spinge un individuo a cercare una compensazione attraverso modi in cui può sperimentare l'esatto contrario dell’egocentrismo, l’abbandonarsi a qualcosa di superiore, il lasciarsi andare, il sentirsi debole e piccolo. Forse proprio per questo il sadomasochismo si diffonde particolarmente negli Stati Uniti, in cui predomina la cultura della forza, dell’ego che vince sulle "forze oscure". É probabile che la diffusione del sadomasochismo esprima il bisogno di abbandonarsi alla debolezza e al mistero, di una minore razionalità, di accedere a una dimensione psichica più completa.

 

 

Psicoterapeuti come il dottor Max McDowell, psicoanalista junghiano che opera a New York, confessano di rimanere stupiti seppur attratti dalla quantità sempre crescente di pazienti che rivelano il bisogno di praticare rapporti sessuali sadomasochistici. Sempre più spesso uomini, seppure cresciuti in una cultura maschilista come la nostra che esalta le doti prettamente maschili dell’assertività e del comando, esprimono il bisogno di liberarsi di queste qualità e sottomettere la propria volontà ad una donna forte e dominante, accettando di subire il suo controllo, così come anche le sue umiliazioni e le sue torture. Coloro che nel rapporto sono sottomessi riferiscono di vivere in questo modo l’esperienza della libertà e dell’espansione del sé dovuti al lasciarsi andare, all'abbassare le proprie barriere difensive. Stati emotivi simili all’estasi, liberazione del sé più profondo, riscoperta di sé stessi, della propria identità e dell’unione con gli altri esseri viventi. Emozioni e stati di coscienza per la nostra cultura relegati solo a contesti religiosi, a conversioni mistiche e non al sesso e tantomeno al dolore. Eppure è proprio il dolore il mezzo fisico che nel rapporto sadomasochista può portare all’estasi.

 

Cosa c’è dietro il bisogno di essere “ridotto in schiavitù” da un/una partner dominante?

Forse il grande bisogno di una parte nascosta della personalità che preme per venire alla luce. Il partner è colui o colei che aiuta, con la costrizione, ad arrendersi. Arrendersi è uscire dai propri limiti, dai limiti dell’Io. Un partner attento sa fino a che punto può spingersi. É qualcosa che assomiglia al lavoro richiesto ad uno psicoanalista, ad un prete, ad un maestro di meditazione o a un guru. Cosa esprimono certe fantasie di essere violentati o comunque essere sottoposti ad atti sessuali con la forza? Spesso sono solo fantasie di cui ci si vergogna. Solitamente non gradiremmo subire violenze nella realtà, eppure le fantasie sono il linguaggio dell’inconscio. Possiamo leggerle in vari modi, ricondurle ad atteggiamenti appresi durante l’infanzia oppure ricondurle ad una richiesta di aiuto. C’è il bisogno di arrendersi, di riconoscere i propri limiti, di affidarsi a qualcuno capace di ridimensionare l’ego imponendogli la sua volontà. C’è il bisogno di essere trovato, riconosciuto, penetrato fin nel profondo, di donare il proprio tesoro interiore, di venire alla luce, di essere aiutato a nascere e rinascere, ad essere sé stesso.

 

 

Lo psicoanalista che meglio si presta per la comprensione del sadomasochismo è forse Carl Jung. Questi sviluppò il concetto di “ombra”, la parte per lo più inconscia della psiche, il canale per arrivare agli elementi più profondi ed elementari della psiche stessa. L’ombra non è qualcosa di cui vergognarsi, ma è comunque quella parte di sé che l’ego rifiuta di vedere. Scendendo attraverso questo tunnel, spezzando le difese dell’ego, un individuo si sente degradato. Di solito l’ego tende ad assoggettare l’ombra alla sua dominazione e a negarla. Accettare l’ombra invece, produce il sentimento della piena consapevolezza di sé e della pienezza della vita. Nell’ombra ci sono aspetti negati dall’ego che non sono solo quelli considerati “negativi” dalla società: la forza e la debolezza, l’orrore e la bellezza, il potere e l’impotenza, la saggezza e la credulità. Sperimentare la propria ombra è umiliante, spesso spaventoso, e produce sofferenza, dolore, umiliazione e senso di impotenza. Decidere di vivere una relazione sadomasochista è in un certo senso decidere di incontrare la propria ombra. Il risultato, anche se può sembrare assurdo, è il raggiungimento di una vita interiore più profonda, di una maggiore consapevolezza e accettazione di sé e del mondo in una vita più autentica.

 

Trasgressione e sesso "estremo": A che punto siamo dopo 50 sfumature di grigio?

 "A EL James va il merito di aver contribuito a far conoscere i giochi erotici di dominazione e sottomissione (BDSM) ad un’ampissima platea", osserva Fabrizio Quattrini docente di Clinica delle Parafilie e della Devianza presso l’Università degli Studi dell’Aquila. "Peccato che li abbia fatti vivere dai suoi protagonisti all’interno di una relazione inquadrata nello stereotipo 'uomo dominante/donna sottomessa', facendo passare l’idea che il bondage sia uno stile di sopraffazione dell’uomo sulla donna o un modo di rafforzare l’immaginario di sottomissione femminile. Quando è invece ampiamente dimostrato che la fetta più consistente del fatturato nel mercato BDSM derivi proprio da prodotti e servizi di genere femdom, dove cioè è la donna a dominare l’uomo". La sopraffazione fra generi avviene in ambiti ben diversi da quello dell’eros estremo, che è invece, spiega Quattrini, "guidato da regole, tecniche e da un’intera cultura fondati sul reciproco rispetto da parte di entrambi i partner". Per cercare un erotismo più raffinato Quattrini suggerisce di rivolgersi "ai libri di De Sade o Anaïs Nin. Perché in 50 sfumature di grigio ricorrono situazioni di stalking, di manipolazione affettiva, di conflitti sessuali, di immaturità affettiva, senza che in alcun modo sia posto l’accento sull’aspetto relazionale, la passione, la complicità e il rispetto del BDSM". Un errore non da poco. Considerato che, prosegue il docente, "il sesso estremo può essere un mezzo per esprimere al meglio le proprie fantasie erotiche, per 'trasgredire' evitando tabù e pregiudizi". Purtroppo quello che manca al nostro Paese è una cultura della sessualità: ciò che esula dalla cosiddetta “normalità statistica”, cioè solo quella più frequente e di per sé né migliore né peggiore di altre, è considerato una perversione. Nonostante le sollecitazioni sessuali con cui una società sempre più erotizzata ci bombarda, regnano ancora troppa confusione, ignoranza e stereotipi.

 

 

Una persona su sei ha fantasie BDSM

Sulla stessa posizione si allinea Antonio Caputo, sessuologo e psichiatra dello IES (Istituto Evoluzione Sessuale): "50 sfumature di grigio è soprattutto una splendida occasione perduta. Il romanzo di EL James ha forse 'sdoganato' l’eros estremo, ma rimane prima di tutto un’imponente operazione di marketing globale per la quale si sono spesi miliardi di dollari di investimento. Il mondo della dominazione erotica non è quello rappresentato da Anastasia e Christian Grey. Quando me lo chiedono, invito le coppie che vengono da me in terapia a riscoprire invece titoli come Fermo Posta o La Chiave di Tinto Brass". Il successo editoriale e cinematografico del libro, soprattutto tra il pubblico femminile, smonta il tabù secondo cui le donne non hanno fantasie erotiche. Osserva Caputo: "Non solo l’immaginario sessuale femminile è molto più avanti rispetto a qualche decennio fa, ma lo è anche più di quello maschile, del 'metrosexual' che ha smarrito la sua identità sessuale. In Il mio giardino segreto, libro scandalo di Nancy Friday del 1973, è raccolto un campionario di fantasie erotiche femminili tenuto nascosto, ma ampissimo. Il concetto da metabolizzare è che l’eros intellettualizzato e risessualizzato non è una perversione, ma può servire a rendere la vita sessuale più stimolante. Come spiega bene Ayzad, esperto di eros estremo e autore di I Love BDSM (Guida per principianti ai giochi erotici di bondage, dominazione e sottomissione - 80144 edizioni): "rispetto a pratiche più convenzionali, i rapporti BDSM possono essere un supporto tramite cui accedere ad una gamma di sensazioni, stimolazioni ed emozioni molto più ampie del normale. Le donne che praticano sesso estremo hanno orizzonti sessuali più vari perché sono più consapevoli del proprio corpo e della propria mente".

 

Ma quanti sono coloro che praticano il sesso estremo?

Difficile fare delle stime precise in questo campo, c’è chi parla di 4 milioni, chi addirittura di 6. Ma si tratta di semplificazioni che non comprendono tutte le possibili varianti di quella sfaccettatura sessuale comunemente inquadrata come sadomasochismo, di quell’erotismo ricercato e sommerso praticato in piena libertà, tra adulti consapevoli e senza alcuna costrizione.

 

 

A parlarcene è una protagonista del settore, nome d’arte Samantha. Una doppia vita, irreprensibile quella pubblica e sorprendente quella privata, ricercata dominatrice. “Non è più possibile liquidarle come devianze" – afferma Samantha – "la forza dei numeri, quei milioni di italiani che le praticano, rivela come oggi si sia modificata la sessualità. Condizioni e situazioni che un tempo rimanevano relegate e catalogate come perversioni, oggi assumono una loro dignità. Certo, rimane la riservatezza, la protezione della vita privata come è giusto che sia in questi casi. Tutte le fantasie erotiche sono oramai state sdoganate, grazie anche ad una produzione letteraria di massa e di nicchia. "Un mondo, insomma – conclude Samatha – precluso ed oscurato fino a qualche decennio fa, che oggi si spalanca, pronto ad accogliere tutto l’eros latente". Un altro computo viene proprio da Ayzad, che afferma: "Nei Paesi industrializzati una persona su sei ha fantasie erotiche di dominazione/sottomissione e una su dieci le ha effettivamente realizzate. In Italia ci sarebbero dunque poco più di quattro milioni di adulti praticanti. In proporzione vuol dire che gli amanti dell’eros estremo sono 88 volte più comuni dei dentisti (45 mila), 16 volte più diffusi dei giocatori di tennis (241 mila) e 108 volte più normali dei gelatai che, secondo la Confartigianato, nel nostro Paese sono 36.970".

 

La protagonista del libro: un’eroina anacronistica

Il parere di Dolores Bracci, sessuologa e psicoterapeuta, è che il romanzo di EL James sia "una fiaba moderna con aspetti hard che ha prodotto un enorme interesse per il sesso estremo". A colpirla di più è stata, aggiunge, "l’identificazione romantica con un’eroina tutto sommato anacronistica, vergine a 22 anni e senza esperienze erotiche di alcun tipo, che incontra un principe (il miliardario Grey) il cui cavallo bianco è sostituito da elicottero e depositi bancari". Quello che la dottoressa Bracci ha potuto osservare nella sua esperienza clinica, spiega, "è che la maggior parte delle donne è stata colpita, più che dal lato 'hard' della relazione tra Christian e Anastasia, dal fatto che lui fa sentire lei al centro dei suoi pensieri. Quest’aspetto, benché ottocentesco, esprime molto bene il bisogno femminile di considerazione, di cura da parte dei partner, spesso distratti e dediti a un sesso magari frettoloso”. Nelle coppie 'normali' l’eros finisce con l’avere una funzione 'fisiologica'. In quelle BDSM, osserva invece Bracci, "c’è una centralità mentale del sesso che si esplicita nell’estrema attenzione a che l’altro si senta a proprio agio". Il romanzo di EL James, conclude Bracci, "è comunque un fenomeno di costume di cui non si può non tenere conto; ha fatto parlare di sesso in un Paese dove l’argomento è ancora tutto sommato tabù. Da qui bisognerebbe partire per una riflessione meno consumistica dell’eros che preveda maggiore cura, preparazione e attenzione. All’opposto dell’usa e getta del porno".

 
 

Fonte

 

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